
Lo shock culturale è un fenomeno che accomuna sia viaggiatori che espatriati. L'antropologo Kalervo ObergÌýne ha parlato negli anni Cinquanta, descrivendolo come l'insieme di sensazioni di disagio e frustrazione che possono emergere quando ci si trova in un ambiente sconosciuto. Queste reazioni tendono a essere particolarmente intense durante esperienze di breve durata, come un semestre di studio all'estero o un incarico professionale temporaneo.
Perché lo shock culturale si avverte di più nei soggiorni brevi all'estero
³§±ð³¦´Ç²Ô»å´ÇÌý, lo shock culturale si sviluppa in diverse fasi: la fase della luna di miele, la fase di crisi e messa in discussione, la fase di adattamento e, infine, quella di integrazione.
La fase della luna di miele
All'inizio tutto appare nuovo ed entusiasmante. Le differenze culturali suscitano curiosità e vengono accolte con ottimismo, quasi come se fossimo esploratori alla scoperta di un mondo sconosciuto.
Crisi e messa in discussione
Dopo alcune settimane - o in media due o tre mesi, secondo Oberg - la novità sparisce. Ciò che inizialmente sembrava esotico può diventare fonte di disagio. Le differenze possono provocare frustrazione, incomprensioni oun vero e proprio shock, quando mettono in discussione le nostre abitudini e i nostri valori.
Adattamento e integrazione
Dopo sei o dodici mesi, in genere, le persone iniziano a capire e persino ad accettare le differenze culturali. Imparano a sviluppare strategie per vivere e prosperare nel nuovo ambiente
L'espressione shock culturaleÌýviene spesso utilizzata per indicare, nello specifico, la fase due: quella della crisi.
Durante un soggiorno di lunga durata all'estero c'è abbastanza tempo per attraversare gradualmente tutte le fasi. Nei soggiorni brevi, invece, le esperienze si comprimono e questo amplifica sia la fase della luna di miele sia quella della crisi.
Testimonianze di shock culturali intensi
Che si tratti di un semestre di studio, o di un'esperienza lavorativa di pochi mesi, i racconti sullo shock culturale non mancano. Riguardano ogni aspetto della vita all'estero: interazioni sociali, metodi di insegnamento, stili di comunicazione e pratiche manageriali.
LoÌýscontro tra Cina e Germania sulla cultura aziendaleÌý
, responsabile qualità di una casa automobilistica tedesca con una joint venture in Cina, trascorre regolarmente dei periodi di tempo nel Paese. ÌýE' rimasto colpito dalla rapidità e dal pragmatismo dei colleghi cinesi: "Prima di impegnarsi con un cliente, i tedeschi analizzano attentamente se riusciranno a consegnare entro i tempi stabiliti. Questa modalità non funziona in Cina, dove, se non rispondi entro poche ore, il potenziale cliente va da un altro fornitore. Le aziende cinesi si impegnano subito, anche senza sapere con certezza se riusciranno a rispettare l'ordine. Il pragmatismo viene prima di tutto - e nel frattempo gli europei perdono quote di mercato".
Lo choc delle cose in miniatura in Giappone
, studentessa per un semestre in Giappone, racconta il suo stupore dopo l'arrivo:Ìý"È tutto piccolo! Sapevo che i vestiti non mi sarebbero andati, quindi ho portato i miei. Ma non mi aspettavo che anche tante altre cose fossero così piccole: auto, strade, case, bevande. Tutto!
Per Isabella è stato più divertente che altro. Per alcuni occidentali, invece, la dimensione compatta della vita giapponese può risultare claustrofobica, soprattutto vivendo in una casa locale.
I limiti dello spazio personale in Argentina
Mantenere una certa distanza durante una conversazione sembra naturale per molti. Ma non tutti i Paesi condividono la stessa percezione dello spazio personale.
che ha trascorso alcuni mesi in Argentina per uno scambio linguistico, ricorda di essersi sentita continuamente invasa: "È sconcertante: fai un passo indietro e l'altra persona si avvicina ancora di più".
UnoÌýÌýcondotto su quasi 9.000 individui provenienti da 42 Paesi, ha confermato che le preferenze sullo spazio personale variano molto. Gli argentini, noti come close talkers, mantengono in media circa 0,76 metri di distanza, mentre in Romania la media si avvicina a 1,37 metri.
Come superare lo shock culturale durante un soggiorno breve
Riconoscere i propri pregiudizi culturali
Interpretiamo tutto attraverso il filtro dei nostri riferimenti culturali. È difficile accantonarlo, ma anche solo riconoscere questo pregiudizio aiuta a ridurre l'intensità dello shock.
Eric, che ha trascorso del tempo negli Emirati Arabi Uniti, è rimasto turbato dal ruolo delle donne: " Certo, lo sapevo prima di partire, ma vederlo di persona è stato destabilizzante, quasi come se le donne fossero trattate da inferiori. Dal punto di vista occidentale sembra un passo indietro. Ma ho capito che devo attenuare il giudizio tipico occidentale e provare a vedere le cose da un'altra prospettiva, anche se non condivido".
Formazione interculturale
Molti pensano che una formazione interculturale non serva vivendo all'estero per brevi periodi. In realtà , se ben strutturata, può essere molto utile: aiuta a far emergere pregiudizi inconsci, a mettere in discussione stereotipi e a fornire spunti culturali specifici.
per esempio, era frustrata dai colleghi indiani che non rispettavano le scadenze: "Dopo aver partecipato a una formazione sulla percezione del tempo in India, ho capito che avevamo approcci diversi. In India il tempo è ciclico, non lineare. In Occidente ‘domani' significa chiaramente il giorno dopo. In India non per forza. È meglio essere precisi: ad esempio fissare la data esatta di una scadenza".
Quando formarsi di persona non è possibile, esistono libri e risorse online da consultare per approfondire la conoscenza delle pratiche culturali e delle diverse sfumature.Ìý
Interagire direttamente con i locali
Il libri sono utili, ma non sostituiscono l'esperienza diretta. Più interagiamo con le persone, più sviluppiamo comprensione, apprezzamento e senso di connessione.
, per esempio, era infastidito dai vicini in Pakistan che si presentavano a casa senza preavviso. Un amico gli spiegò che annunciare una visita poteva essere considerato maleducato, perché implica che i padroni di casa debbano prepararsi. Per Ben questa spiegazione cambiò del tutto la prospettiva.
Incontrare i locali - così come altri espatriati - aiuta a maturare una comprensione più profonda e riduce l'impatto dello shock culturale.
Fare un'autoriflessione
Riflettere sulle proprie esperienze - scrivendo un diario o un blog - è un modo efficace per metterle in prospettiva. Scrivere stimola l'analisi e il distacco, aiutando a elaborare sorprese e frustrazioni.
Condividere online le proprie esperienze implica ricevere commenti dai lettori, che possono offrire spiegazioni o punti di vista utili a rileggere le situazioni.
Imparare le basi della lingua locale
Può sembrare superfluo per un soggiorno breve, ma conoscere anche solo le basi della lingua locale è molto utile. Lingua e cultura sono strettamente collegate.
La cultura giapponese, ad esempio, può apparire eccessivamente formale. Imparare alcune semplici regole linguistiche - come l'uso degli onorifici in base all'interlocutore - aiuta a comprendere meglio il valore della gerarchia e del rispetto nei contesti professionali.
Considerare i benefici a lungo termine dello shock culturale
Anche quando certi aspetti culturali continuano a sorprendere o infastidire, lo shock culturale può rivelarsi positivo. Con il tempo aiuta a sviluppare competenze interculturali, pensiero critico, tolleranza e resilienza in situazioni difficili. Invita anche a guardare la propria cultura con maggiore distacco e obiettività . Visto da questa prospettiva, lo shock culturale non è una problematica, ma un'occasione preziosa di crescita personale e professionale.