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Orari di lavoro nel mondo: cosa devono sapere gli espatriati

employes au bureau
jorditudela / Envato Elements
Scritto daAsaël Häzaqil 23 Ottobre 2025

Nei periodi di incertezza economica, il concetto di lavorare di più per guadagnare di più tende a riaffiorare. Ma rispecchia davvero il mercato del lavoro di oggi? Per gli espatriati, la realtà cambia molto a seconda del Paese di destinazione. Dalle giornate di 13 ore in Grecia alla settimana lavorativa di quattro giorni in Islanda e nei Paesi Bassi, le culture del lavoro nel mondo si muovono in direzioni molto diverse. Ecco cosa dovrebbero sapere gli espatriati e chi sta per trasferirsi.

Grecia: verso giornate lavorative di 13 ore

La giornata di otto ore è destinata a scomparire? In Grecia, il governo punta ad estendere l'orario legale di lavoro fino a 13 ore, per lo stesso datore di lavoro. Finora, i lavoratori greci potevano superare le ore standard solo combinando più impieghi presso datori diversi. Il nuovo disegno di legge permetterebbe invece di allungare la giornata lavorativa con lo stesso datore, ricevendo un compenso aggiuntivo.

La ministra del Lavoro, Niki Kerameus, sostiene che si tratterebbe di casi eccezionali - solo 37 giorni all'anno e su base volontaria. Secondo lei, le difficoltà economiche del Paese rendono questa flessibilità necessaria e molti giovani desiderano avere la possibilità di guadagnare di più.

Non tutti, però, sono d'accordo. Il 1° ottobre, migliaia di persone sono scese in piazza per protestare contro quello che temono sia un arretramento nei diritti dei lavoratori. I sindacati avvertono che gli straordinari “volontari” potrebbero presto diventare obbligatori, dato che pochi dipendenti oserebbero rifiutarsi se il capo imponesse giornate più lunghe.

La proposta segue altre riforme già introdotte: dal luglio 2024, infatti, le aziende possono richiedere sei giorni lavorativi alla settimana, oppure cinque giorni con straordinari obbligatori - tutto in nome della crescita economica.

Lussemburgo: lavorare di domenica

Le domeniche potrebbero presto diventare giornate lavorative come le altre? In diversi Paesi è già così. Anche dove il fine settimana cade di sabato e di domenica, il lavoro domenicale si sta lentamente diffondendo - spesso solo la mattina e, in molti casi, su base volontaria.

Il Lussemburgo, però, intende spingersi oltre. Il governo vuole infatti raddoppiare i turni domenicali da quattro a otto ore, trasformandoli di fatto in una normale giornata di lavoro. Anche gli orari dei negozi si allungherebbero: dalle 5 alle 21 nei giorni feriali e dalle 5 alle 19 la domenica (oggi l'apertura è dalle 6 alle 13). I negozi considerati essenziali potrebbero restare aperti tutto il giorno.

I sindacati si oppongono, denunciando il rischio di maggiore pressione sui lavoratori e minore sicurezza occupazionale. Secondo la riforma, le piccole imprese con 30 o meno dipendenti potrebbero imporre il cambiamento senza negoziazione, mentre le aziende più grandi dovrebbero comunque stipulare accordi collettivi. Se approvata, la misura entrerà in vigore a gennaio 2026.

La cultura “996” in Cina è ancora viva

"Lavoro 996". L'espressione descrive un ritmo estenuante: dalle 9 del mattino alle 9 di sera, sei giorni su sette. Nata nell'industria tecnologica cinese, la cultura del 966 è stata dichiarata illegale nel 2021. Eppure, nella pratica, continua a essere applicata, soprattutto nelle aziende che puntano a una crescita rapida. Gli espatriati che l'hanno sperimentata raccontano non solo giornate di 12 ore, ma anche serate che si prolungano fino alle 23, a mezzanotte o addirittura nottate intere di lavoro.

Le critiche arrivano sia dai lavoratori locali sia dagli stranieri, ma il sistema resiste e si sta persino diffondendo all'estero. Nella Silicon Valley, alcune aziende si sono adattate alle abitudini dei clienti: se gli utenti fanno acquisti il sabato sera, i dipendenti devono essere operativi anche in quel momento. Le promesse, nate durante la pandemia, di un miglior equilibrio tra vita e lavoro sembrano ormai un lontano ricordo.

I datori di lavoro sostengono che la concorrenza - soprattutto nel campo dell'intelligenza artificiale - non lasci alternative se non quella di spingersi oltre i limiti. Alcune aziende arrivano persino a pubblicare annunci chiedendo apertamente: «Sei pronto a lavorare 996?» Fortunatamente, questa mentalità non è universale nella Silicon Valley, ma la sua diffusione è un segnale preoccupante.

Islanda e Paesi Bassi: il successo della settimana di quattro giorni

All'estremo opposto dello spettro, alcuni Paesi stanno riducendo l'orario di lavoro. L'Islanda ha iniziato a sperimentare la settimana di quattro giorni nel 2015 e, nel 2019, la misura è diventata ufficiale.

A differenza dei turni compressi, la riforma islandese ha ridotto le ore effettive da 40 a 36 a settimana, mantenendo invariata la retribuzione. I risultati sono stati positivi: maggiore motivazione, meno stress e persino un aumento della produttività. Oggi, il 90% dei lavoratori islandesi si dichiara soddisfatto. I Paesi Bassi sono andati oltre: la settimana di 32 ore è ormai una pratica diffusa. L'economia olandese ne ha tratto beneficio, con l'82% degli adulti in età lavorativa occupati nel 2024. Gli economisti attribuiscono questo successo non solo alla riduzione dell'orario, ma anche al ritardo dell'età pensionabile, che consente di mantenere più persone attive nel mercato del lavoro più a lungo.

Altri Paesi che sperimentano la settimana di quattro giorni 

Il movimento si sta diffondendo. Nel 2024, la Germania ha avviato un progetto pilota che riduceva l'orario settimanale di quattro ore mantenendo invariati gli stipendi. I risultati sono stati così positivi che il 73% delle aziende partecipanti ha deciso di mantenere il modello. Anche Regno Unito, Francia e Spagna hanno condotto esperimenti simili. Al di fuori dell'Europa, Giappone, Stati Uniti, Canada e Nuova Zelanda stanno testando la settimana corta in diverse grandi aziende. In Giappone, l'iniziativa è partita nel 2021 per contrastare il fenomeno del superlavoro e degli straordinari. I primi risultati mostrano benefici concreti sia per la salute sia per la produttività.

Il modello belga: una prospettiva diversa

L'approccio del Belgio alla settimana lavorativa di quattro giorni racconta una storia diversa. Nel Paese, i lavoratori possono concentrare le 40 ore settimanali in quattro giorni anziché in cinque. Le ore, quindi, non vengono ridotte: cambia solo la distribuzione del tempo. Il risultato? Solo circa l'1% dei lavoratori belgi ha scelto questa formula.

Gli analisti sottolineano che la settimana corta non è una soluzione che va bene per tutti. Senza una pianificazione chiara, la concentrazione delle ore può portare a stanchezza e calo di rendimento. La differenza fondamentale sta tra la riduzione effettiva delle ore mantenendo la piena retribuzione (come in Islanda) e la semplice compressione dell'orario in meno giorni (come in Belgio).

Resta comunque evidente che la riduzione reale delle ore porta vantaggi concreti: maggiore produttività, lavoratori più soddisfatti e migliore salute mentale. Per molti dipendenti, tutelare l'equilibrio tra vita e lavoro non è più un lusso, ma una necessità. Anche interventi minimi nel modo in cui il lavoro è organizzato possono rendere un'azienda più interessante e sostenibile nel tempo.

Lavoro
A proposito di

Asaël Häzaq, web editor specializzato in notizie politiche e socioeconomiche, osserva e decifra le tendenze dell'economia internazionale. Grazie alla sua esperienza come espatriata in Giappone, offre consigli e analisi sulla vita da espatriato: scelta del visto, studi, ricerca di lavoro, vita lavorativa, apprendimento della lingua, scoperta del Paese. Titolare di un Master II in Giurisprudenza - Scienze Politiche, ha sperimentato anche la vita da nomade digitale.

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