
Viaggiare con bambini, sia per una vacanza che per un trasferimento all'estero, porta con sé alcune sfide legate alla salute. Per capire come affrontarle al meglio, abbiamo parlato con la dottoressa Natalie Prevatt, pediatra e specialista in medicina tropicale e di viaggio. Dopo essersi formata a Londra e all'Hospital for Tropical Diseases, ha lavorato in diversi Paesi africani e del Pacifico. Oggi lavora in ambulatori del sistema sanitario britannico dedicati a infezioni e immunità. Gestisce inoltre una clinica online, , pensata per bambini e donne in gravidanza. Come responsabile del settore pediatrico dell'International Society of Travel Medicine, contribuisce a definire le linee guida globali sulla salute in viaggio. In questa intervista ci dà consigli pratici su vaccini, prevenzione delle malattie e organizzazione, sia per brevi soggiorni che per trasferimenti a lungo termine.
Ci parli un po' di lei e di com'è nato il suo interesse per la salute dei bambini in viaggio
Sono una pediatra con una grande passione per i viaggi. Ho sempre desiderato esplorare il mondo e lavorare all'estero. Dopo essermi specializzata in malattie infettive pediatriche a Londra, ho seguito un percorso di formazione in medicina tropicale e di viaggio presso l'Hospital for Tropical Diseases, dove ho seguito una formazione avanzata sulle esigenze specifiche di bambini e donne in gravidanza che viaggiano.
Ho viaggiato molto e lavorato come pediatra tropicale in Lesotho, Uganda, Kenya, Tanzania e nelle isole del Pacifico. Alla fine sono rientrata nel Regno Unito, dove ho scelto di dedicarmi alla prevenzione, non solo delle malattie tropicali, ma anche di quelle comuni e delle problematiche che possono verificarsi durante un soggiorno all'estero.
Attualmente ricopro il ruolo di responsabile del settore pediatrico presso l'International Society of Travel Medicine. Collaboro alla redazione di linee guida per la salute in viaggio e ho scritto un capitolo di un libro dedicato alle vaccinazioni pediatriche.
Dal 2017 sono consulente pediatrica e gestisco ambulatori del sistema sanitario britannico dedicati alla salute generale dei bambini, alle infezioni, all'immunità e, naturalmente, alla preparazione sanitaria per i viaggi. Inoltre, ho avviato una clinica a distanza pensata proprio per donne in gravidanza, bambini e ragazzi che si preparano a viaggiare.
Secondo la sua esperienza, quanto sono preparate le famiglie quando viaggiano con i bambini? E con quanto anticipo dovrebbero prenotare una consulenza sanitaria per il viaggio?
In genere, agli adulti si consiglia di rivolgersi a una clinica per la salute in viaggio circa sei settimane prima della partenza, e questo vale anche per le donne in gravidanza. Per i bambini, invece, suggerisco di muoversi un po' prima. Può succedere, ad esempio, che rifiutino alcuni farmaci, come le compresse contro la malaria, che hanno un sapore davvero sgradevole. In questi casi serve tempo per valutare un'alternativa prima della partenza.
Mi capita spesso di vedere genitori che, per timori legati alla sicurezza di alcuni vaccini o farmaci nei bambini, finiscono per proteggerli meno di quanto facciano con loro stessi. In realtà non dovrebbe essere così, e proprio su questo posso offrire supporto. Sono preparata per accompagnare ogni famiglia rispettando il livello di rischio: non impongo scelte, ma fornisco tutte le informazioni e il supporto necessari per prendere decisioni consapevoli e serene.
Quali sono le infezioni più comuni per chi viaggia all'estero con bambini piccoli?
I bambini piccoli si ammalano spesso, indipendentemente da quanto ci si prepari, e i problemi più frequenti sono legati ai virus respiratori. L'infezione più comune è l'influenza, che si prende molto facilmente… spesso già in aeroporto! L'influenza può essere piuttosto seria, e il vaccino antinfluenzale è molto importante - direi anche più importante, in molti casi, dei vaccini contro malattie rare legate a destinazioni specifiche.
Ci sono differenze legate all'età a cui i genitori non sempre pensano? Per esempio, cosa cambia tra viaggiare con un neonato e viaggiare con un bambino più grande?
Sì, ci sono molte differenze legate all'età che i genitori spesso sottovalutano. Viaggiare con un neonato, ad esempio, può comportare sfide pratiche come la gestione del latte: bisogna organizzarsi per trasportare il latte in polvere o conservare correttamente il latte materno congelato. Inoltre, alcuni vaccini non sono indicati per i neonati, mentre altri possono non essere necessari: se il bambino resta sempre in braccio, è molto improbabile che venga morso da un animale, ad esempio.
I bambini piccoli sono esposti a diversi rischi è si allontanano facilmente! Bisogna considerare il pericolo di morsi, punture, cadute, annegamento o anche semplicemente di perdersi. È importante prepararsi a tutte queste evenienze e stipulare un'assicurazione viaggio adatta, che possa coprire anche le situazioni più delicate.
Anche il mal d'auto e il fuso orario possono essere difficili da gestire per i bambini. Spesso li trattiamo come piccoli adulti, ma in realtà non lo sono.
Quali sono le principali sfide sanitarie per le famiglie che si trasferiscono all'estero, anche solo per un periodo?
Molti bambini, nel primo anno dopo il trasferimento, tendono ad ammalarsi spesso, a causa del virus che provoca la cosiddetta “diarrea del viaggiatore”. Questo perché non sono ancora abituati ai microbi locali. Rispetto agli adulti, sono più esposti: hanno una minore attenzione all'igiene (mettono spesso le mani in bocca, raccolgono oggetti poco puliti) e si avvicinano molto di più ai coetanei, soprattutto quando iniziano a frequentare le scuole locali. Questo aumenta anche il rischio di infezioni come la tubercolosi e la meningite, che vanno prevenute con le vaccinazioni.
Un'altra problematica frequente riguarda condizioni mediche specifiche, come allergie o farmaci che potrebbero non essere disponibili all'estero. Alcuni medicinali, ad esempio quelli usati per l'ADHD, non sono ammessi in certi Paesi e devono essere sostituiti prima della partenza.
Ci sono rischi specifici legati ai viaggi frequenti, come nel caso delle famiglie di “nomadi digitali”?
Sì, esistono diversi rischi. Uno dei più comuni riguarda le vaccinazioni: rispettare le scadenze vaccinali può essere complicato. Ogni nazione ha un proprio calendario, quindi può capitare di pensare che un vaccino non sia necessario, perché il bambino è già stato vaccinato altrove. In realtà, potrebbe trascorrere troppo tempo prima del richiamo previsto nel nuovo Paese. È un aspetto da valutare con un professionista, per evitare vuoti di copertura.
Anche i trasferimenti frequenti possono avere un impatto emotivo: alcuni bambini cresciuti spostandosi da un Paese all'altro vengono definiti “third culture kids”, ovvero “figli della terza cultura”. Spesso sono flessibili e si adattano con facilità, ma possono faticare a trovare un senso di appartenenza e, più avanti, a vivere con equilibrio l'età adulta. Hanno vissuto lontani dalla famiglia allargata, sperimentato più volte il culture shock e affrontato transizioni continue.
Non dico che questo stile di vita vada evitato, ma è importante che i genitori ne siano consapevoli prima di scegliere di spostarsi spesso per lavoro.
Viaggiare da bambini non è come viaggiare da adulti, quando si ha già un'identità formata. Gli adolescenti, in particolare, possono essere più vulnerabili allo shock culturale se non sono preparati, e questo può riflettersi anche sul rendimento scolastico.
Che tipo di consulenza offre alle famiglie?
La consulenza copre aspetti molto pratici: da come evitare il mal d'orecchie in aereo, a come riconoscere i segnali di disidratazione o colpo di sole, e preparare una soluzione reidratante adatta ai bambini. Fornisco indicazioni anche su cosa fare in situazioni più delicate, come nel caso del morso di una scimmia o se il figlio si perde in aeroporto.
Ovviamente do tutte le indicazioni sulle vaccinazioni necessarie. All'occorrenza, posso anche rilasciare certificati medici per il trasporto dei farmaci e prescrivere scorte aggiuntive, nel caso in cui il bagaglio venga smarrito.
Offre anche un supporto continuativo o un piano sanitario per le famiglie che si stabiliscono all'estero a lungo termine? Collabora con pediatri o sistemi sanitari locali per l'assistenza sul posto?
Al momento non offro un supporto continuativo: la maggior parte delle consulenze è pensata come incontro unico della durata di un'ora, in cui si affronta tutto il necessario. Detto questo, ci sono famiglie che mi ricontattano prima di ogni viaggio. Se un bambino ha bisogno di farmaci da assumere regolarmente, li prescrivo insieme a eventuali scorte, e cerco anche di indirizzare la famiglia verso un pediatra locale.
Qual è il consiglio che vorrebbe dare a tutti i genitori prima di salire su un aereo e trasferirsi all'estero con i figli?
Ce ne sarebbero tanti, ma se devo sceglierne uno direi: stipulate un'assicurazione viaggio adatta ai vostri bambini. Se soffrono di determinate patologie, assicuratevi che siano coperte dalla polizza. E controllate bene cosa prevede l'assicurazione nel caso in cui succeda qualcosa a uno dei genitori mentre siete all'estero. Troppo spesso capita che un bambino resti bloccato all'estero mentre un genitore è ricoverato, perché la polizza non prevede automaticamente il rientro del minore non accompagnato. Pensate bene a come vorreste che fosse gestita una situazione di questo tipo, e organizzatevi in anticipo.