Abbracciato dalla Costa d’Avorio, dal Burkina Faso e dal Togo, il Ghana viene di solito chiamato “il bambino d’oro dell’Africa occidentale” — un’evoluzione della sua precedente denominazione “costa d’oro”. È il primo Paese sub-sahariano ad essersi reso indipendente dal dominio coloniale britannico nel 1957 e, sin dalla sua transizione verso una democrazia multipartitica nel 1992, sta raccogliendo i frutti di una relativa stabilità.
Alcune persone chiamano in maniera affettuosa il Ghana 'Africa per principianti' per via della facilità dei trasporti all'interno del Paese e dell'ospitalità dei suoi cittadini. La sua bellezza risiede nella diversità che si esprime tanto a livello geografico quanto a quello culturale, e visitarlo è particolarmente piacevole nella stagione asciutta da novembre a marzo.
Quasi tre quarti della popolazione è di denominazione cristiana, e l'islam costituisce la seconda religione maggiormente praticata. Con riferimento alla lingua, quasi tutti gli abitanti (circa 28 milioni concentrati a sud, vicino alla costa atlantica) parlano inglese, idioma ufficiale che permea i settori dell'istruzione, della politica e degli affari. Tuttavia, in questo Paese di 238.533 chilometri quadrati, vengono anche parlati altri 250 diversi dialetti.
Fino al 2013 il Ghana è stato preso a modello per analizzare lo sviluppo del continente africano. Negli ultimi tempi, però, la sua economia ha dovuto sopportare un'elevata inflazione e una moneta indebolita; a causa di una fiacca politica fiscale e del crescente deficit pubblico ha quindi avuto bisogno di ricorrere a un'estensione multimilionaria del credito da parte del Fondo Monetario Internazionale (FMI).
Il Ghana possiede varie risorse naturali e l'agricoltura rappresenta il 20% del PIL nazionale fornendo lavoro alla metà degli abitanti. Cacao, oro e più recentemente petrolio (nel 2007 è stato infatti scoperto uno dei più grandi giacimenti africani) contribuiscono ad alimentare un'economia di mercato che - rispetto ad altri Paesi della regione - pone relativamente poche barriere politiche al commercio e agli investimenti.
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